Adrianolocci

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Ande peruviane

Proiezioni
 

Perù e… la Cordillera Blanca

 

A un anno di distanza dall’ultima spedizione in Africa sul Kilimanjaro, ci troviamo in Perù per una nuova avventura. Abbiamo in programma la salita dell’Ishinca, sulla Cordillera Blanca, un’azione umanitaria a favore di una Scuola a Punchao, un villaggio disperso tra le Ande peruviane, e un po’ di tempo lo dedicheremo anche a fare i turisti. Visiteremo le regioni a nord della capitale, a Marcarà, dove ha sede l’Escuela de Guias Don Bosco, fondata da appassionati di montagna italiani che hanno così preparato diversi ragazzi del posto per farli diventare guide alpine. E a loro ci siamo infatti appoggiati per la nostra spedizione sull’Ishinca. L’Escuela fa parte della struttura umanitaria Operacion Mato Grosso, così come la Scuola d’Arte di Punchao alla quale abbiamo rivolto la nostra azione umanitaria. Non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di visitare i siti di Chavin e Chan Chan, quest’ultimo sulla costa del Pacifico, nei pressi di Trujillo. Infine, l’ultima settimana l’abbiamo interamente dedicata a Cuzco, l’ombelico del mondo: l’antica capitale incaica è stata il punto di partenza per tutte le nostre escursioni ai numerosi e importanti siti della zona.

Adriano Locci, Gianni Sbaiz e Remo Sbaiz (e anche da Annalia e Graziella)






A NORD DI LIMA (172 dia  -  19’00”)
Ci troviamo a Lima (siamo arrivati alle tre del mattino) e dopo aver riposato un po’ presso la sede dell’ OMG ospiti di Elisa e Stefano Persico, che buttiamo giù dal letto di buonora, andiamo alla stazione dei bus per il lungo trasferimento a Marcarà. La prima parte del percorso lo facciamo attraverso la Carretera Panamericana, che attraversa tutto il continente americano dal Sud del Cile all’Alaska;  alla nostra sinistra l’oceano Pacifico, con le sue mille sfumature di blu che contrastano con il deserto della costa. Poi ci inoltriamo verso l’interno e a notte fonda arriviamo a Marcarà (2600 m.). Il paesetto si trova 25 km più a nord di Huaraz, capoluogo del dipartimento di Ancash e punto di partenza per tutti gli escursionisti che vogliano visitare la Cordillera Blanca. Il primo giorno lo dedichiamo alla visita del paese e a una lunga passeggiata verso il centro più vicino, Carhuaz; ci piace cogliere con l’obiettivo gli atteggiamenti della gente che incontriamo nella piazza.
L’indomani programmiamo un’escursione al sito preincaico di Chavin de Huantar (3250 m. slm), particolarmente interessante per le opere di ingegneria idraulica e per i numerosi sotterranei costruiti oltre 3000 anni fa dalla cultura Chavin. La costruzione più imponente è il Castillo con interessanti architravi intarsiate e con chiavi di volta scolpite a forma di testa umana. Il pezzo forte rimane però il Lanzon de Chavin, una splendida roccia scolpita, conficcata a mo’ di pugnale nel terreno, all’incrocio di quattro stretti corridoi in uno dei sotterranei.
Nei pressi di Carhuaz, a 3450 m di altezza c’è il piccolo sito di Honcopampa che presenta alcune grossolane costruzioni in pietra dotate di una piccola porta d’ingresso; è sicuramente bello il paesaggio nel quale è inserito, tanto che i peruviani lo scelgono per i loro pic-nic…
Rientrati a Marcarà, prima di sera andiamo ad assistere ad una divertente corrida (è sabato !), trovando posto su degli spalti da brivido. Due “toreri” travestiti da clown stuzzicavano dei torelli magrissimi, ma abbastanza vivaci; c’era talmente tanto pubblico, che probabilmente a casa non era rimasto nessuno.
Tutti i paesi sudamericani sono famosi per i loro caratteristici mercatini, ricchi dei colori delle merci esposte e delle voci dei venditori; quello che presentiamo in queste immagini è il mercato di Carhuaz, sicuramente non turistico in quanto le merci (polli, frutta verdura e uova) erano oggetto di acquisto da parte dei locali. Caratteristici alcuni cappelli finemente decorati che indossavano le donne nei giorni di festa. Nella confusione generale riusciamo a scattare un paio di foto anche durante una festa in costume nella Plaza de Armas.
Il nostro viaggio prosegue per Trujillo a 560 km. a nord di Lima sulla costa del Pacifico. È la terza città del Perù, con oltre 600.000 abitanti; la piazza principale è bella e grande, circondata da eleganti palazzi coloniali e con una notevole statua al centro, dedicata al lavoro, alle arti e alla libertà. Scattiamo alcune fotografie alla vita che si svolge nella Plaza de Armas e nelle vie contigue; assistiamo ad una processione con la Vergine, fino alle porte della Cattedrale.
Iniziamo poi la visita dei siti archeologici nelle vicinanze di Trujillo. In pieno deserto arriviamo alla Huaca del Sol e alla Huaca de la Luna, due piramidi dell’epoca della civiltà Moche (200 a.c. – 850 d.c.). La prima è la più grande costruzione singola delle civiltà precolombiane esistente in Perù e si stima che sia stata costruita con 140 milioni di mattoni in adobe su sette livelli sovrapposti (tipo Saqqara); oggi appare come una gigantesca pila di mattoni grezzi ricoperti parzialmente dalla sabbia e non essendo state trovate tombe al suo interno si presume che sia servita come grande sito cerimoniale. A 500 metri di distanza sorge la più piccola, ma più interessante Huaca de la Luna, anch’essa costruita con mattoni in adobe (circa 80 milioni), ma disposti su cinque (o sei) livelli a copertura esterna; all’interno è ricca di fregi policromi raffiguranti maschere e simboli; l’esterno è finemente decorato con scene di guerra, animali stilizzati e fregi.
La meta successiva è la Huaca Iris (o del Dragon), uno dei templi Chimu meglio conservato, nonostante El Nino del 1983 abbia gravemente danneggiato i disegni sui muri. Il tempio si trova all’interno di un muro perimetrale, e si presenta come una massiccia struttura di sabbia: invece è adobe, battuto e duro come pietra. I fregi scolpiti sulle pareti rappresentano l’arcobaleno (da cui il nome); si può salire lungo delle rampe e osservare la struttura dall’alto.
Ci dirigiamo quindi verso Chan Chan, che è il sito in assoluto più grande di tutte le Americhe (28 kmq !) ed anche la più grande città al mondo costruita con mattoni di fango (adobe). Era la capitale della civiltà Chimu, costruita attorno al 1300 d.c., composta da nove complessi, uno solo dei quali (il più piccolo) aperto ai visitatori: il complesso Tschudi. È composto da tre enormi piazze (per fortuna che è il più piccolo !) circondate da muri ricchi di fregi simbolici; anche all’esterno i muri sono decorati con linee rappresentanti le onde e disegni di pesci. Si arriva così a un’intricata sezione che viene chiamata Sala delle Udienze, riccamente decorata con muri a losanga (che rappresentano delle reti da pesca) e fregi con uccelli, pesci, onde e la luna: veramente interessante e ben conservati.
Pochi chilometri a nord di Trujillo, c’è il villaggio di pescatori di Huanchaco dove siamo andati a mangiare il più buon ceviche del Perù; fotografiamo i pescatori che sulle loro strane imbarcazioni (cavallini di totora) vanno e vengono portando uno o due pesci ai numerosi ristoranti che subito li usano per piatti freschissimi. Poi i pescatori rimontano sui loro cavallini e via per un’altra pesca…

Musiche: Cordoba (World Music Atelier), Rio Apurimac (World Music Atelier), Ponchito (Pachakuti), Barcelona Night (Ottmar Liebert), Sunstroke (Chicane).

PUNCHAO 2006 (81 dia  -  9’21”)
Punchao è un villaggio a 3600 m sul livello del mare, sperduto in mezzo alle Ande peruviane. Quando abbiamo deciso di intervenire con un’azione umanitaria nella zona nella quale avevamo organizzato la nostra spedizione alpinistica, non ne conoscevamo l’esistenza, ma Marina e Giancarlo Sardini, che gestiscono l’Escuela de Guias di Marcarà, ce ne avevano parlato in termini entusiastici. Lì infatti c’è una Scuola d’Arte, nata grazie allo spirito intraprendente di Padre Giuliano di Brescia, dove i ragazzi più bisognosi e che dimostrano particolari attitudini, vengono accolti e istruiti con regolari corsi di cinque anni (riconosciuti ufficialmente dallo stato). Imparano l’arte del restauro, ma nel senso più ampio: ci sono corsi di falegnameria, pittura, disegno, scultura, doratura, ma anche di musica e canto. Dai contatti avuti con Padre Giuliano prima di partire dall’Italia, sappiamo della necessità dell’acquisto di un microscopio per la valutazione dei materiali da restaurare oltre a saldatori, pennelli, spatole ed altro materiale di consumo. Con le generose offerte delle Associazioni locali, dei cittadini dei nostri paesi, e di alcune Ditte particolarmente sensibili, siamo riusciti ad acquistare tutto il necessario in Italia e con i soldi in più abbiamo anche comperato 60 coperte ed altra biancheria (ma anche 10 palloni da calcio) per i 30 ragazzi della scuola.
Gran parte delle immagini riguardano il lunghissimo ed estenuante viaggio (260 km. di strade peruviane, in oltre otto ore !) da Huaraz a Punchao, ma meraviglioso per i panorami mozzafiato, per i continui cambiamenti delle condizioni atmosferiche: dal caldo afoso, alla pioggia battente, alla grandine, di nuovo al sole, alla neve… In un pulmino con finestrini approssimativi e guarnizioni sbrindellate che lasciavano entrare tutto (afa e gelo, pioggia e grandine). Sulle alture sopra Punchao abbiamo l’occasione di visitare anche uno sconosciuto sito preincaico (Pampa de Plaza della civiltà Iaruwilca). Fotografiamo poi le strade che portano alla Plaza de Armas, dove incontriamo tanti bambini e persone che si dimostrano cordiali e affabili; nella piazza c’è la chiesa in ristrutturazione e l’adiacente Scuola d’Arte. Accompagnati da Padre Giuliano e da un professore, visitiamo i laboratori dove ci vengono illustrate le tecniche di restauro; passiamo poi al montaggio dello stereomicroscopio e chiudiamo con una foto di gruppo…

Musiche: To the unknow man (Vangelis)


CORDILLERA BLANCA (178 dia  -  19’44”)
Il programma iniziale della spedizione sulla Cordillera Blanca prevedeva la scalata dell’ Ishinca, dell’Urus e del Pisco, ma dieci giorni prima della partenza per il Perù, Adriano cadeva (con un volo di 6 metri) sulla Creta di Collinetta  durante l’ultimo trekking di allenamento… Saliva così sull’aereo con la mano destra ingessata, e vari acciacchi alla spalla, all’anca e al ginocchio, destri. Il programma è stato così ridimensionato, per cause di forza maggiore ! La prima parte della proiezione ci farà vedere i panorami da sogno delle cime della Cordillera Blanca; poi, le immagini della salita all’Ishinca.
Siamo a Marcarà, nella Escuela de Guias, dove siamo stati ospiti di Marina e Giancarlo; la nostra guida sarà Eleazar Blas che ci accompagnerà in tutte le nostre escursioni. Con un pullmino partiamo verso la laguna Querococha a oltre 4000 m. di altezza, dove c’è un bellissimo lago e diversi bambini con agnelli e alcune donne con i lama, che sono lì per farsi fotografare dai turisti, e noi ne approfittiamo. Nei giorni successivi, ci rechiamo verso le Lagune di Llanganuco (da dove parte il sentiero per il Pisco), dove, prima di entrare nella quebrada (gola) restiamo impressionati dalla massiccia mole del Huascaran… Anche il paesaggio dei laghi è fantastico: acque trasparenti, fiori stranissimi e tutt’intorno le cime innevate della Cordillera.
Martedì 26 settembre finalmente partiamo; gli zaini sono pronti. Con un taxi raggiungiamo Pashpa (3500 m.), punto di partenza del trekking di avvicinamento; il materiale di alta quota verrà trasportato da due asinelli, mentre noi c’incamminiamo in un paesaggio spettacolare verso la quebrada Ishinca. Dapprima il tempo è splendido, ma appena entrati nella gola siamo avvolti in una nube e comincia a piovere e la temperatura è più rigida; il percorso è abbastanza lungo e impieghiamo circa 6 ore per raggiungere il Rifugio a 4350 m. slm. Il tempo cambia in continuazione e nel pomeriggio ci troviamo all’aperto seduti sotto un sole splendido a programmare la salita dell’indomani.
La sveglia è alle tre e alle quattro siamo pronti per la partenza: meta la cima del Nevado Ishinca a 5530 m. La prima parte del percorso la facciamo alla luce delle pile frontali che spegniamo verso le sei quando comincia ad albeggiare. Fa freddo, ma non lo sentiamo, accaldati per la marcia in salita; non ci sono particolari difficoltà in questa prima parte e il paesaggio lentamente si accende con la luce del sole. A un certo punto ci appare la cima dell’Ishinca: ci sembra molto vicina, ma in realtà dobbiamo ancora attraversare tutto il ghiacciaio. Più si sale e più il panorama diventa maestoso e ampio: siamo circondati dalle cime innevate della Cordillera. Poco oltre i 5000 metri, improvvisamente ci troviamo davanti alla percorso innevato del ghiacciaio; calziamo l’imbragatura, i ramponi e formiamo la cordata e cominciamo ad avanzare, dapprima su una pendenza abbastanza tranquilla e poi via via sempre più erta. La neve è di un bianco abbacinante, la quota si fa sentire e procediamo molto lentamente; non ci sono difficoltà lungo il ghiacciaio, se affrontato con prudenza e la nostra guida conosce bene il percorso. Verso mezzogiorno siamo nei pressi della cima, dove si trova il punto più esposto; sbuchiamo sul versante opposto e sotto di noi c’è un baratro bianco di oltre 1000 metri. Per fare le foto di rito dobbiamo puntellarci bene con piccozze e ramponi, mentre sopra di noi il vento ha creato una vela di ghiaccio che minaccia di crollarci addosso…
Ridiscendiamo senza difficoltà il ghiacciaio lungo lo stesso percorso della salita; ma la stanchezza comincia a farsi sentire lungo la seconda parte del tragitto, soprattutto per chi già acciaccato al ginocchio e alla spalla, ha dovuto arrancare per ore con la mano ingessata. Riusciamo a malapena ad accorgerci del paesaggio circostante che non avevamo potuto vedere durante la salita notturna, per scattare qualche immagine. Alle quattro del pomeriggio arriviamo al rifugio, praticamente distrutti; alcune foto ricordo per noi e per gli sponsor e poi assistiamo a un cambiamento repentino delle condizioni atmosferiche. Si alza il vento, comincia a nevicare e in pochi minuti si formano dei ghiaccioli sul tetto del rifugio e il paesaggio si trasforma avvolto da un sottile velo bianco.
È giunto il momento del rientro; vengono caricati gli zaini sui due asinelli del nostro arriero Lorenzo (che stavolta ha mandato moglie e figlio), mentre noi scenderemo fino a Pashpa con dei cavalli. Riusciamo a gustarci il paesaggio anche se in qualche passaggio particolarmente ripido ed esposto i cavalli sembravano in difficoltà… Ma finalmente a Pashpa c’è il taxi che ci aspetta per trasportarci a Marcarà.

Musiche: Nazca 11 (Anonimo), The beach (Rob Papen), L’enfant roi (Noir Desire), Albedo (Vangelis), Exultation (Amethystium), Almost a wispher (Yanni)


CUZCO E… DINTORNI (124 dia  -  13’41”)
La prima fotografia riprende la famosa pietra dei dodici angoli, uno dei simboli di Cuzco, che si trova lungo la via che porta al quartiere di San Blas. Arriviamo con l’aereo da Lima, ma abbiamo modo di rivedere la città dall’alto anche da Saqsaywaman da dove riprendiamo la splendida Plaza de Armas, che raggiungiamo percorrendo le stradine caratteristiche. Si trova a 3326 m slm ed ogni muro è intriso di storia; su due lati contigui della piazza ci sono la Cattedrale e l’Iglesia de la Compania, mentre gli altri due lati ospitano negozi e ristoranti sotto degli stupendi portici coloniali. Al centro tra bellissime aiuole fiorite c’è una fontana, punto di ritrovo per ragazzi e… colombi. Ci spostiamo poi verso il quartiere artigianale di San Blas, con la sua minuscola plazoleta: una foto a una bella venditrice di chincaglierie e a una mamma col bimbo sulle spalle.
Nei dintorni di Cuzco, visitiamo il sito di Tambomachay detto anche El Bano del Inca, dove si trova una vasca cerimoniale per il culto dell’acqua.
Scendendo verso Cuzco si incontra Puca Pucara, dove si trovano i ruderi di una fortezza o di un padiglione di caccia, composto da diverse camere residenziali e magazzini.
Lungo la strada che percorriamo per arrivare a Saqsaywaman, siamo attratti dalle composizioni di carattere religioso che sono posizionate sui tetti delle case: c’è una piccola croce con vicino animali e strumenti del lavoro…
Il sito di  Saqsaywaman è veramente imponente con le sue tre file di muri fortificati che erano posti a difesa della città di Cuzco; qui si ha la massima espressione delle capacità costruttive delle popolazioni dell’epoca, tenendo presente che quello che si può ammirare oggi è soltanto il 20% della costruzione originaria. Possiamo fantasticare anche sulle loro capacità ingegneristiche dato che c’è anche una pietra che pesa oltre 300 tonnellate !
La valle percorsa dal fiume Urubamba prende il nome di Valle Sacra (El Valle Sagrado) e qui si incontrano numerosissimi siti incaici e preincaici. Visitiamo Pisac, una fortezza inca aggrappato a uno sperone di roccia 600 m più in alto dell’omonimo villaggio. Per dire la verità il sito è estesissimo e composto da cinque barrios, alcuni dei quali ancora in fase di recupero archeologico; ne visitiamo i due più importanti con l’Intihuatana e le Sale Cerimoniali. Il percorso si svolge su un sentiero a tratti molto esposto.
A 2800 m di altezza, sulla strada verso Machi Picchu si trova l’imponente fortezza di Ollantaytambo dalla quale l’ultimo imperatore incaico Manco Inca nel 1536 riuscì, in un primo tempo, a respingere l’attacco di Pizarro e addirittura metterlo in fuga. Oggi è letteralmente invaso dai turisti e a malapena riusciamo a fare qualche scatto “pulito”.
Finalmente siamo sul treno che da Cuzco ci porta a Machu Picchu, che in effetti si può raggiungere solo così (o a piedi); seguiamo il percorso del Rio Urubamba  fino a raggiungere Aguas Calientes. Nonostante sia oltre un migliaio i turisti che ogni giorno invadono il sito, Machu Picchu conserva intatto il suo fascino e la sua magia, non per niente è in assoluto il complesso archeologico più visitato di tutte le Americhe. Scoperto per caso in tempi relativamente recenti, nel 1911 dallo storico americano Hiram Bingham, non se conosce ancora esattamente il significato anche se l’eccezionale pregevolezza delle costruzioni in pietra, l’abbondanza di edifici ornamentali e di un intihuatana (orologio solare), lasciano intendere che sia stato un importante centro cerimoniale. Visitiamo e fotografiamo tutto il complesso archeologico con curiosità ed emozione, nulla sfugge al nostro obiettivo e non resistiamo nemmeno a farci ritrarre in gruppo davanti al panorama più famoso del mondo…

Musiche: Sicuri (Koyllur), Celia (Koyllur), Ocarina (Koyllur), Vilcaconga’s road (World Music Atelier), El Condor Pasa (Koyllur)


 
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